VIAGGIO NEL DNA DELLE ORGANIZZAZIONI

La teoria degli insiemi autocatalitici(r)

 

 

 

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Stuart Kauffman voleva capire cosa c’è alla base di quello che è chiamato ordine delle cose, più in dettaglio, perché da una situazione apparentemente caotica si possono generare in modo naturale strutture complesse ordinate.

 Per fare ciò Kauffman è ricorso allo studio della biologia e dei suoi fenomeni ed all’utilizzo di sistemi esperti (reti neurali).

 Aveva intuito che in una cellula reale possono essere contemporaneamente attivi un gran numero di geni regolatori e che questi operano non sequenzialmente ma in parallelo, in funzione degli eventi.

 In pratica, il comportamento del genoma è simile a quello di un computer che esegue le istruzioni secondo una logica simile a quella delle macchine a calcolo parallelo.

 Quindi il problema di fondo non era scoprire se un gene regolatore è in grado di attivare un altro gene regolatore secondo un programma ben definito, ma stabilire se il genoma, nel suo complesso, può organizzarsi in una configurazione stabile di geni attivi.

 Proprio le n configurazioni stabili d’attivazione potrebbero consentire al singolo genoma di specializzare le cellule, e quindi di originare diverse tipologie di queste, ognuna orientata ad una specifica missione-funzione.

 Kauffman si proponeva di dimostrare che l’ordine non è generato dall’evoluzione, e quindi un risultato indotto da questo meccanismo, ma è già presente fin dall’inizio.

 Mentre i dettagli genetici specifici d’ogni determinato organismo sono il prodotto di mutazioni casuali e della selezione naturale, in accordo con la teoria di Darwin, l’organizzarsi della vita stessa, vale a dire l’ordine, è qualcosa di più profondo e trarrebbe origine dalla struttura della rete rappresentativa delle relazioni possibili fra i vari elementi piuttosto che dalle informazioni insite in ogni elemento; questo sarebbe uno dei segreti della vita.

 Kauffman immaginò quindi i geni collocati all’interno di una rete in grado di funzionare secondo le proposizioni della logica (0=falso; 1=vero).

 Basandosi sulla scoperta di Jacob e Monoid che avevano dimostrato che ogni gene è controllato da altri geni (da 2 a 10), Kauffman cominciò a studiare i comportamenti delle reti intermedie a connettività relativamente bassa.

 Tali tipi di reti si stabilizzavano rapidamente, o meglio convergevano verso dei possibili stati d’equilibrio finiti.

 Kauffmann scoprì che le reti genetiche avevano solo connessioni rade e che il numero di tipi di cellule in un organismo cresce secondo la radice quadrata del numero dei geni presenti.

 Incontri costanti con William Brian Arthur sulla teoria dei rendimenti crescenti da questi ideata aprirono a Kauffmann nuovi orizzonti sulla possibilità si applicazione delle reti all’economia.

 Analizzando i comportamenti dell’economia, a fronte dell’introduzione di una nuova tecnologia, Kauffmann ed Arthur convengono sul fatto che questa non si comporta come una merce ma come un fattore catalizzatore che costringe gli attori, che operano sul mercato, ad organizzarsi in modo diverso e quindi a sostituire strutture obsolete con nuove, in grado di operare in modo innovativo attraverso la nuova tecnologia.

 A fronte di una tecnologia, si crea quindi una rete tecnologica che può presentare esplosioni di creatività evoluzionistica ed estinzioni in massa come avviene negli ecosistemi biologici.

 In genere, una nuova tecnologia viene a sostituire una precedente e si basa su di una sottorete di tecnologie senza le quali la stessa non potrebbe mai emergere e probabilmente essere scoperta.

 L’automobile, per esempio, sostituisce il cavallo. Si estingue quindi naturalmente la rete tecnologica collegata all’utilizzo del cavallo e nascono nuove opportunità di lavoro e di sviluppo che creano una nuova rete tecnologica basata sull’automobile.

 Secondo Arthur ciò rinforzava la teoria dei rendimenti crescenti; quando una nuova tecnologia comincia a creare nuove nicchie, chi va ad occuparle è fortemente incentivato a sviluppare ulteriormente la sua diffusione (retroazione positiva).

 Secondo Kauffman il processo di mutamento tecnologico presenta le stesse regole di quello dello sviluppo della vita.  La sua teoria stava assumendo valenza generale.

 Il funzionamento delle sue reti è simile a quello della dinamica non lineare della fisica. I cicli stabili delle reti assomigliano ai bacini od agli attrattori.

 Ma il suo campo d’interesse era sempre quello legato alla vita ed ai suoi più intimi meccanismi di funzionamento.

 

La teoria di Harold Urey e Stanley aveva dimostrato sperimentalmente che un’atmosfera composta di metano, ammoniaca e d’altri elementi stimolata attraverso scariche elettriche di una certa intensità potrebbe produrre i mattoni elementari della vita. Questi, raccolti in bacini d’acqua, poi potrebbero evolversi creando sostanze più complesse quali le molecole, le proteine e quindi il DNA e L’RNA. Queste avrebbero continuato ad esistere grazie alla capacità di autoriproduzione.

 Kauffman non trovava convincente tale teoria, in quanto per produrre una molecola sarebbe necessario mettere insieme, in modo spontaneo, molte centinaia di componenti elementari e ciò comporterebbe tempi più lunghi rispetto a quelli riscontrati geologicamente nonché rispetto al tempo stesso dell’universo.

 Secondo Kauffman il meccanismo di creazione delle proteine sarebbe troppo complesso per avvenire spontaneamente in un bacino d’acqua se affidato al solo caso. I meccanismi dovrebbero essere, invece, più semplici.

 La vita non può nascere dal DNA perché la struttura del DNA è troppo complessa per essere generata spontaneamente, quindi deve esistere un processo più semplice a monte del DNA atto ad aggregare elementi fino a pervenire al DNA, che è alla base della creazione d’organismi biologici complessi. Un processo che intervenga a livello molecolare.

 Kauffman osservò che, in chimica, molti processi d’aggregazione e di disaggregazione avvengono favoriti da quelli che sono chiamati catalizzatori. Il catalizzatore, può essere un fattore ambientale, ma può essere, a sua volta una molecola che, incontrando una o due molecole, genera un processo d’autorganizzazione di raggruppamento o d’esplosione.

 Benzina, sostanze plastiche, prodotti farmaceutici, non potrebbero essere generati se non fossero utilizzati i catalizzatori.

 Kauffman si rese conto che se insieme alle molecole nel “brodo primordiale” fossero state presenti altre molecole catalizzatrici che fossero in grado di generarne altre si attiverebbe spontaneamente un ordine dal caos molecolare secondo i principi della retroazione positiva o dei rendimenti crescenti di Arthur.

 Il processo spontaneo di autorganizzazione porterebbe, nel tempo, alla creazione delle proteine (DNA, RNA) e successivamente alla costruzione di organismi sempre più complessi che, a loro volta si autorganizzeranno per creare altri organismi complessi e così via.

 L’elemento catalizzatore quale esso sia (molecola, proteina, cellula) avrà bisogno sempre di conoscere lo scopo della sua esistenza, la sua missione e quindi la regola che deve comunicare per fare avvenire il processo su cui è specializzata. Questa regola può essere semplice e quindi necessita solo di un minimo di dati o addirittura, nel caso più elementare, di un operatore logico oppure di uno schema (pattern) nei casi in cui il livello di complessità lo richieda.

 E’ chiaro che ciò significa assumere come base della vita e dell’evoluzione la retroazione positiva e quindi, per l’economia, la teoria dei rendimenti crescenti di Arthur.

 Naturalmente gli elementi sempre più complessi, che si andrebbero a creare attraverso il processo di autocatalizzazione, sopravviverebbero o si estinguerebbero secondo le leggi della selezione naturale di Darwin.

 Kauffman definì la rete capace di catalizzare la sua stessa formazione: sistema autocatalitico.

 Tale teoria avvalora sempre di più quella dei rendimenti crescenti di Arthur al punto tale da portare alla seguente equazione:

 “un insieme catalitico è una rete di trasformazione fra molecole proprio come l’economia è una rete di trasformazione tra beni e servizi”.

 In realtà anche un sistema autocatalitico è un’economia.

 Proviamo ora che abbiamo conosciuto il pensiero di Arthur e di Kauffman a trarre qualche conclusione in campo organizzativo.

 L’Organizzazione cos’è se non una forma di sistema naturale autorganizzante?

 Se le regole di base per la vita e la sua evoluzione e quelle dell’economia sono le stesse perché non possono essere valide anche per l’organizzazione?

 Come in natura il processo d’autorganizzazione fra molecole è favorito da altre molecole specializzate nella catalizzazione, come lo stesso è più articolato e pianificato (DNA, RNA) per gli Organismi complessi, così si può ipotizzare che il processo d’autorganizzazione che avviene all’interno delle Organizzazioni complesse è il risultato di un fattore di catalizzazione che è l’intelligenza organizzativa, ossia la capacità di creare schemi (patterns organizzativi) di relazioni fra gli elementi componenti il sistema organizzativo, di trasformarli in regole comprensibili e di farle applicare dalle risorse umane per tramite delle attività codificate: i compiti.

 In questo modo, al livello più basso, le risorse umane (molecole) si relazionano per mezzo di un processo che coordina lo svolgimento delle singole attività (fig. 10).

  

 All’aumentare della complessità del processo, è necessario creare delle attività di pianificazione e controllo ed assegnare le responsabilità e quindi nascono spontaneamente delle relazioni più complesse (processi di pianificazione e controllo e strutture di governo).

Le attività svolte dagli uomini facenti parte della funzione organizzativa (molecola catalizzatrice) fungono da catalizzatori dell’intero processo in quanto progettano e fanno applicare le relazioni fra gli elementi componenti la rete organizzativa.

L’Organizzazione è una rete di trasformazione (progettazione ed applicazione) naturale di modelli organizzativi e quindi un sistema autocatalitico specializzato ad operare in un contesto socio economico.

 

 

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