VIAGGIO NEL DNA DELLE ORGANIZZAZIONI

Complessità: considerazioni(r)

 

 

 

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Proviamo a chiarire meglio i concetti precedentemente introdotti attraverso delle esemplificazioni.

  1. La cellula:

nasce, vive, muore, si specializza per costituire il tessuto muscolare,  cerebrale o nervoso e può potenzialmente produrre cellule che assumeranno al momento opportuno la stessa o altre specializzazioni

  1. L’uomo:

nasce, vive, muore, si specializza per assumere un ruolo attivo nell’ambito della società  e può potenzialmente generare altri individui che assumeranno al momento opportuno la stessa o altre specializzazioni

  1. L’Impresa:

nasce, vive, muore, si specializza per assumere un ruolo attivo nell’ambito del mercato  e può potenzialmente creare altre Imprese, che assumeranno al momento opportuno le specializzazioni necessarie a una strategia di Gruppo

  1. L’Organizzazione:

nasce, vive, muore, si specializza per assumere un ruolo attivo nell’ambito del contesto socio-economico  e può potenzialmente creare altre Organizzazioni, che assumeranno al momento opportuno le specializzazioni necessarie a una strategia più allargata definita dall’Organizzazione stessa e necessaria al contesto.

E’ evidente che sono tante le analogie e le affinità che legano i micro e macro mondi che compongono il sistema ecologico in cui viviamo. E’ quindi naturale assimilare L’Organizzazione, a tutti gli effetti, ad un organismo complesso di tipo adattivo avente come scopo la propria sopravvivenza e soddisfazione nell’ambiente che la circonda.

 L’Organizzazione può quindi essere definita come l’insieme delle relazioni esistenti fra sistemi complessi di tipo organico ed inorganico finalizzato a raggiungere scopi predefiniti. O ancora, in modo più empirico, come l’insieme dei processi governati e coordinati che assicurano il raggiungimento d’obiettivi predeterminati attraverso specifiche strategie.

 Nella tabella a seguire sono evidenziate le differenze fra una visione tradizionale dell’Organizzazione ed una sistemica, che quindi considera l’Organizzazione come un sistema complesso adattivo.

 

VISIONE TRADIZIONALE

VISIONE SISTEMICA

L’Organizzazione è la somma delle sue attività e delle sue aree strategiche.

L’organizzazione è un sistema complesso, dinamico e reticolare.

L’Organizzazione si sviluppa in modo lineare e stabile; l’evoluzione è prevedibile, controllabile e gestibile.

L’organizzazione si sviluppa spesso in modo non lineare, con improvvisi salti e bruschi cambiamenti. Tali cambiamenti sono parzialmente gestibili ma non prevedibili.

Obiettivo dell’Organizzazione è massimizzare la sua efficacia ed efficienza.

Obiettivo dell’Organizzazione è garantire la sua sopravvivenza a lungo termine.

Il principio cardine dell’Organizzazione è la gerarchia, formalizzata tramite l’organigramma.

Il principio cardine dell’Organizzazione è la rete, che integra fra di loro i differenti sottosistemi , spesso organizzati in gruppi.

I rapporti commerciali con clienti, fornitori e concorrenti sono fondati sulla competizione, rappresentano un gioco a somma zero dove la somma delle vincite e delle perdite è, nel totale, nulla.

I rapporti commerciali con i clienti, fornitori e concorrenti sono fondati sulla collaborazione, rappresentano un gioco a somma positiva che premia la cooperazione, dove i partners possono vincere, scambiandosi e creando valore aggiunto.

Gestire l’Organizzazione significa guidare le persone che vi lavorano con regole precise.

Gestire l’Organizzazione significa creare lo spazio e le condizioni per cui il sistema possa svilupparsi in autonomia.

Le attività sono pianificate e gestite centralmente dal management. La progettazione degli schemi di funzionamento dell’Organizzazione è accentrata.

 

 

Le attività sono, in larga misura, decentrate; i singoli collaboratori sono responsabili di pianificare e controllare le proprie attività lavorative; la progettazione degli schemi di funzionamento dell’Organizzazione è anch’essa decentrata, ciò impone l’adesione a standard comuni a cui si fa riferimento.

L’informazione è concentrata sul management, la sua diffusione è strettamente controllata.

L’informazione è distribuita e l’accesso ad essa è facilitato.

 

Essendo l’Organizzazione un sistema complesso adattivo, è possibile immaginare che questa sia assoggettata alle stesse regole che sono state identificate da  Arthur, Holland, Kauffman, Langton e quindi che i meccanismi base quali: predizione, emergenza, riproduzione, radiazione, autorganizzazione, apprendimento, feedback (positivo/negativo) siano presenti in essa, insieme a quelli inerenti la selezione naturale, l’evoluzione e la coevoluzione.

 In fig. 13b abbiamo cercato di rappresentare, attraverso una nostra visione, il funzionamento di un’Organizzazione interpretata alla luce della teoria della complessità.

 


 

Nello schema sono stati identificati gli attori che possono intervenire in un processo d’evoluzione e di mantenimento dell’Organizzazione e più precisamente:

o       i previsori — interrogano costantemente l’ambiente esterno ed interno, prevedono gli eventi e, se è imminente un fenomeno che può compromettere la sopravvivenza dell’Organizzazione (biforcazione catastrofica), attivano retroazioni positive (ristrutturazioni del sistema) o negative (stabilizzazioni del sistema) in funzione del tipo di evoluzione che deve essere attuato

o       i rilevatori monitorano costantemente l’ambiente esterno ed interno e controllano le reazioni di questi al funzionamento in esercizio del sistema organizzativo, nel caso in cui si accorgessero di reazioni che possono compromettere la sopravvivenza dell’organizzazione attivano retroazioni in genere negative (stabilizzazioni del sistema), raramente positive (ristrutturazioni del sistema) in funzione del tipo di correzione che deve essere attuata

o        gli organizzatori — costruiscono i patterns (schemi) di funzionamento dell’organizzazione (strutture, processi) e quindi creano una nuova configurazione del funzionamento del sistema, in caso di ristrutturazioni, o aggiornano lo stesso in caso di stabilizzazioni, sperimentano la stessa nell’ambiente, tramite gli attuatori, rilevano le reazioni dell’ambiente tramite i rilevatori, rinforzano o indeboliscono lo schema con una serie di continue retroazioni positive o negative, a seconda se il modello o la modifica allo stesso è stata accettata o rifiutata dal contesto in cui opera l’Organizzazione

o       i normatori — costruiscono le regole ricavandole dai patterns (schemi) di funzionamento in modo da renderle intelligibili agli agenti attuatori

o       i comunicatori — distribuiscono le regole agli agenti attuatori in modo che questi possano apprendere il funzionamento dei patterns (schemi) e possano attivare ciò che è definito essere il processo di conoscenza implicita, in pratica, l’attivazione automatica di comportamenti individuali coerenti con le logiche complessive di funzionamento del sistema organizzativo

o       gli attuatori —  imparano le regole per poi applicarle, ed attuarle in modo automatico.

 Com’è possibile vedere dallo schema, intervengono tutti i comportamenti tipici esplorati nella teoria della complessità.

 Una previsione formulata dagli agenti previsori può far scattare, o meno, un’emergenza.

 Nel primo caso gli agenti organizzatori creano dei nuovi schemi (patterns), nel secondo modificano gli schemi esistenti (patterns).

 Naturalmente in tale processo possono generare degli errori involontari che si propagano sugli schemi riproducendo il meccanismo della radiazione così come questo avviene in natura (errori di trascrizione, ambiguità nelle istruzioni).

 La radiazione può avvenire anche nel caso in cui la modifica richiesta dagli agenti rilevatori, a fronte di feedback ricevuti dall’ambiente, comporti dei lievi aggiornamenti o miglioramenti al sistema organizzativo in essere.

 Quello che abbiamo appena descritto può essere definito autorganizzazione interna dell’Organizzazione.

 A questo punto, lo schema e quindi il progetto deve essere trasformato in comandi comprensibili ed attuabili per gli agenti attuatori e trasmessi loro tramite un sistema nervoso interno (rete di comunicazione).

 Per fare ciò, intervengono, rispettivamente, gli agenti normatori e comunicatori.

 Gli agenti attuatori sono formati sulle nuove regole e quindi attivano un processo di apprendimento che è fondamentale in tutti gli organismi complessi adattivi.

 Successivamente gli agenti attuatori applicano gli schemi (patterns) e quindi il modello organizzativo nuovo o modificato e sollecitano l’ambiente.

 Sempre nello schema sopra riportato, sono stati identificati quattro livelli organizzativi interni fondamentali:

    1. strategy
    2. organization
    3. learning
    4. action
    5. check.

In organizzazione, sono tutti evidenti ma è dato poco peso al livello learning, che, invece, come abbiamo visto dalla teoria della complessità, è uno dei comportamenti fondamentali dei sistemi complessi adattivi.

L’applicazione di nuovi schemi o di schemi modificati produce nuovi comportamenti che possono essere visti come mutazioni genetiche del sistema organizzativo o vere e proprie riproduzioni di sé stesso.

Possiamo affermare che un sistema organizzativo che si comporti come quello descritto, sarà diverso nel tempo e si rinnoverà attraverso dei meccanismi di rinnovamento e di riproduzione esattamente come avviene per gli organismi biologici.

Le reazioni dell’ambiente possono premiare, o meno, lo schema e quindi il modo di operare dell’Organizzazione.

Nel primo caso, gli agenti organizzatori rinforzeranno i patterns, quelli normatori miglioranno le regole, quelli comunicatori studieranno dei sistemi sempre più efficaci per distribuire le informazioni, quelli attuatori, ripetendo gli schemi più volte nell’operatività quotidiana, apprenderanno in modo esponenziale e trasformeranno la conoscenza (knowledge) in saper fare (know-how).

Quando parliamo d’agenti non parliamo necessariamente d’attori umani ma è possibile che certe attività siano svolte attraverso dei sistemi.

Per esempio, l’Organizzazione potrebbe affiancare agli agenti previsori umani delle reti neurali e quindi dei decision support systems, agli organizzatori dei sistemi per la progettazione dei patterns e per la simulazione delle performances, sostituire i normatori umani con sistemi in grado di produrre automaticamente le normative dai patterns, sostituire i comunicatori umani con sistemi di telecomunicazione interni (intranet, internet) e con sistemi per l’auto-apprendimento (e-learning), sostituire gli attuatori umani con sistemi automatizzati (robots) o affiancarli con sistemi di assist (work flow management systems, groupware systems, CAD, CIM, CRM).

E’ quindi chiaramente comprensibile che ciò che è stato descritto già avviene nella realtà e che lo schema rappresenta, in modo sintetico ma chiaro, il comportamento spontaneo delle organizzazioni.

Nel presente trattato non vogliamo addentrarci sul perché ciò avvenga, cosa che ha occupato per anni gli studiosi ed i ricercatori di Santa Fe.Vogliamo provare ad individuare i mattoni elementari che possono comporre qualsiasi schema organizzativo (pattern), vogliamo provare a capire le relazioni che li legano, vogliamo provare a definire un linguaggio che sia basato su tali componenti e sulla loro rete di collegamenti, vogliamo ipotizzare una metodologia per creare quello che possiamo definire Cromosoma d’Impresa (Corporate Cromosome), vogliamo immaginare un laboratorio virtuale comprendente tutti i sistemi e le relative metodologie ove gli schemi possano evolversi naturalmente.

 

 

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